Per oltre trent’anni, Michelangelo Maiorfi fu una figura di riferimento per l’urbanistica e l’architettura pubblica tra Fiesole e Firenze.
Nato nel quartiere fiorentino di San Niccolò il 19 febbraio 1823, da Gaetano, doratore, e Geltrude Giachi, trascorse l’infanzia a Bagno a Ripoli, per poi stabilirsi definitivamente a Firenze con la famiglia.
Studiò presso i Padri Scolopi e successivamente all’Accademia di Belle Arti, dove fu allievo di Giuseppe Vannini e si distinse per merito. Avviò la carriera nello studio di Mariano Falcini e, già nel 1847, collaborò ai lavori di bonifica dell’Agro grossetano sotto la direzione di Alessandro Manetti. A Firenze lavorò per la famiglia Torrigiani e, tra il 1858 e il 1859, progettò il palazzo della Borsa di Commercio in piazza d’Arno (oggi sede della Camera di Commercio), dirigendone i lavori.
Nel 1862 vinse il concorso per ingegnere comunale di Fiesole, incarico che mantenne fino al 1 gennaio 1894, senza mai interrompere l’attività privata. Tra gli incarichi fiorentini più rilevanti, si ricordano il restauro del cimitero fuori Porta a Pinti per conto della Misericordia, la progettazione del cimitero di Soffiano e i restauri condotti per l’Opera di Santa Croce, in particolare nelle cappelle Medici e Pazzi. Partecipò ai concorsi per la facciata del Duomo (1863-1864) e fu membro della Reale Accademia di Belle Arti e del Collegio degli Architetti e Ingegneri.
Proseguì l’attività professionale fino a tarda età, nel suo studio privato, prima in via San Niccolò e poi in via dei Renai. Morì a Settignano il 13 agosto 1906.
Un tecnico colto a servizio della città
Nel suo lungo servizio pubblico, Maiorfi seppe fondere rigore tecnico e sensibilità storica, interpretando l’antico non come puro passato, ma come linguaggio da reinventare. Un ‘novissimo medioevo’ al servizio della modernità urbana.
Alla fine del 1862, l’inizio della sua attività a Fiesole segnò una svolta decisiva per il territorio, allora ancora profondamente rurale, ma sempre attratto da modelli urbani strutturati. Maiorfi vi portò competenze consolidate in ambito architettonico, idraulico e urbanistico, guadagnandosi la fiducia dell’amministrazione comunale grazie alla sua capacità di affrontare una pluralità di sfide: dalla regolamentazione edilizia alla tutela del patrimonio archeologico.
Un posto di rilievo nella sua produzione è occupato dal Plantario geometrico catastale, una raccolta di 54 tavole che restituiscono un quadro dettagliato della rete stradale, idrografica e insediativa del territorio fiesolano (A.C.F., Postunitario, XIX. Edilizia e lavori pubblici, 24). Realizzato tra il 1864 e il 1869, con l’assistenza di Zanobi Zanobini, il Plantario gli valse il cavalierato della Croce dell’Ordine d’Italia, conferitogli nel 1870 dal ministro Stefano Castagnola.
Tra Firenze Capitale e la Fiesole moderna
Tra il 1865 e il 1866, l’ingegnere comunale fu temporaneamente esonerato dal ruolo per collaborare ai lavori per Firenze Capitale, sotto la direzione di Carlo Falconieri. Contribuì alla sistemazione della Camera dei Deputati in Palazzo Vecchio e del Senato negli Uffizi. L’elevazione di Firenze a capitale del Regno segnò l’inizio di importanti trasformazioni anche per le aree limitrofe, tra cui Fiesole.
A partire dal 1868, Maiorfi elaborò diverse versioni del piano di espansione edilizia, sottolineando la necessità di espropriare alcuni terreni appartenenti al Capitolo della cattedrale di San Romolo. Dopo anni di revisioni, il Piano regolatore per la costruzione di nuove fabbriche e strade in Fiesole ottenne l’approvazione prefettizia nell’ottobre 1875 (A.C.F., Postunitario, IV. Carteggio degli affari, 19; fig. 1).

(A.C.F., Postunitario, IV. Carteggio degli affari, 19)
I lotti edificabili furono acquistati da membri della borghesia locale e dall’industriale della paglia Cesare Marchini. Tra il 1876 e il 1884 furono tracciate piazza Mino (oggi Garibaldi) e le vie adiacenti; negli anni Ottanta iniziarono le prime edificazioni private. Fiesole cominciava così ad assumere la forma urbana che ancora oggi la caratterizza.
Maiorfi e la valorizzazione dell’antico
Parallelamente Maiorfi si occupò della valorizzazione del patrimonio archeologico locale. Dal 1873 fu incaricato dalla Giunta di sovrintendere agli scavi urbani; nel 1877 entrò a far parte della Commissione archeologica e l’anno successivo curò il primo allestimento del Museo civico presso il Palazzo Pretorio, inaugurato il 12 maggio.
Nel 1883 presentò un nuovo progetto per la sistemazione dell’odierna piazza Mino, articolata su due livelli, con una terrazza superiore davanti al municipio e alla chiesa di Santa Maria Primerana, e uno spazio inferiore aperto sulla cattedrale (A.C.F., Postunitario, IV. Carteggio degli affari, 24).
Durante i suoi trent’anni di servizio pubblico (1862-1893), Maiorfi progettò scuole, cimiteri, nuove strade, lasciando un’impronta duratura nella forma urbana e nella memoria del territorio.
La descrizione illustrata dei monumenti fiesolani ritrovati
Nel 1895, Maiorfi raccolse annotazioni, rilievi e materiali tecnico-descrittivi nella Descrizione illustrata dei monumenti fiesolani ritrovati, composta da un registro manoscritto e da un atlante, oggi conservati presso l’Archivio Comunale, ma appartenenti alla Biblioteca Comunale Ivano Tognarini di Fiesole (L 722 MAI; fig. 2). L’opera, pubblicata postuma a Firenze nel 1912, si pone tra catalogo tecnico e guida culturale, ed è considerata ancora oggi un punto di riferimento per gli studi sul territorio.

(B.C.F., Raccolta dei disegni di tutti i monumenti ritrovati negli scavi a Fiesole, tav. 4)
Presso la Serie IV dell’Archivio Comunale di Fiesole, un faldone dedicato all’attività della Commissione archeologica conserva appunti, schizzi e riproduzioni di monumenti e contesti emersi dagli scavi urbani, alcuni dei quali confluiti nella Descrizione. Taluni disegni sono schematici – come quelli relativi alle sepolture della vecchia Piazza Umberto I (oggi Piazza Garibaldi) – altri di straordinaria precisione, come nel caso delle quattro stele funerarie romane in pietra serena, databili al II secolo d.C. (fig. 3). Come ha osservato il conservatore dei Musei Francesco Tanganelli, nonostante qualche imprecisione nella ricostruzione delle lettere mancanti, Maiorfi documentò le stele con grande accuratezza, misurandole in ogni loro parte e riproducendole ad acquarello con cura e raffinatezza.

(B.C.F., Raccolta dei disegni di tutti i monumenti ritrovati negli scavi a Fiesole, tav. 10)
Una mostra per riscoprire il progetto di una città
La Descrizione illustrata, i disegni originali e altri materiali d’archivio sono oggi visibili nella mostra “Michelangelo Maiorfi (1862-1893): progettare il futuro riscoprendo l’antico”, in corso presso il Museo Civico Archeologico di Fiesole, a cura di Giuseppina Carla Romby.
Inaugurata il 17 maggio 2025 e aperta fino al 26 aprile 2026, l’esposizione racconta l’attività di un protagonista poco noto ma fondamentale della Fiesole ottocentesca. Attraverso progetti, rilievi, documenti e reperti, la mostra restituisce il profilo di un tecnico colto e visionario, che seppe coniugare progettazione urbana e riscoperta dell’antico, lasciando un’eredità ancora viva nel paesaggio e nella cultura della città.
Valentina Cappellini
Riferimenti bibliografici
M. Maiorfi, Descrizione dei ruderi monumentali ritrovati negli scavi di Fiesole, Firenze, Tipografia Barbèra, 1912
C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Firenze, UNIEDIT, 1978, pp. 134-135.
E. Saltamerenda, Michelangelo Maiorfi: un’ingegnere comunale per Fiesole (1863-1893), Tesi di Laurea in Storia dell’Architettura, Università degli Studi di Firenze, a.a. 1985-1986.
C. Cordoni, Maiorfi, Michelangelo (1823-1906), in Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di C. Ghelli-E. Insabato, Firenze, Edifir, 2007, p. 233.