Nel 1829, a Fiesole, veniva istituito un nuovo impiego destinato a custodire e organizzare le memorie collettive della comunità: il primo archivista.
L’inserimento nella cancelleria di questa figura rappresentava un passo fondamentale per la gestione e la salvaguardia del materiale documentario, allora già ricco di atti e testimonianze del passato. L’archivista fu introdotto per varie necessità, come emerge chiaramente dalla delibera del 26 giugno 1829 (fig. 1)

(A.C.F., Preunitario, 293, c. 101r)
La decisione di istituire un archivista
Negli anni precedenti, l’archivio della cancelleria comunitativa aveva subito diversi cambiamenti e spostamenti, iniziati durante la dominazione francese, quando i territori toscani furono riorganizzati secondo un nuovo assetto amministrativo. Durante questo periodo, la documentazione subì il primo smembramento: molti documenti furono trasferiti, provocando un lungo periodo di disordine che richiedeva ormai un intervento risolutivo. Con la Restaurazione toscana nel 1814, gli archivi iniziarono lentamente a ritrovare il loro assetto. Tuttavia, la crescente mole di documenti richiedeva una nuova struttura e una maggiore attenzione organizzativa.
La delibera del 26 giugno 1829 (A.C.F., Preunitario, 293, c. 101) riporta la proposta del gonfaloniere, che descrive la situazione ormai insostenibile: “il copioso archivio della […] cancelleria va di anno in anno aumentandosi a dismisura”, al punto che le strutture esistenti non erano più sufficienti per gestire e rendere consultabili gli atti. Parallelamente all’accrescersi della documentazione, era notevolmente incrementata la mole di lavoro necessaria alla consultazione degli atti: «l’assidua e indefessa assistenza necessaria prestarsi a comodo dei ricorrenti per i diversi moltiplici riscontri che giornalmente occorrono su i libri pubblici, e specialmente su gl’estimi, campioni di decima e arroti di volture, e la continua restituzione e ricollocazione al posto dei libri e filze scese a comodo pubblico, esigono, come suol dirsi, un uomo perso per tale oggetto e per conseguenza impediscono ai ministri di cancelleria di attendere al disbrigo degl’affari d’interna amministrazione comunitativa». La proposta di istituire un archivista fu pertanto accolta favorevolmente, sostenuta da tutte le comunità dipendenti, che compresero l’importanza di garantire una gestione idonea e continua dei documenti affidando all’archivista «buon’ordine, conservazione e nettezza dell’Archivio». L’approvazione finale arrivò con il rescritto sovrano del 24 novembre 1831. Il 24 marzo 1832 fu nominato il primo archivista, Luigi Grifoni, «giovine al sommo esperto ed abile», già impiegato della cancelleria in qualità di copista, non essendosi presentato nessun altro candidato data l’esigua provvisione annua di 336 lire (A.C.F., Preunitario, 294, c. 140r).
L’organizzazione dell’archivio e i primi incarichi dell’archivista
Insieme all’istituzione di una figura incaricata della cura dell’archivio, si procedette anche ad ampliare la capienza delle scaffalature. La delibera del 1829 stabilisce interventi specifici per «ricrescerne notabilmente li scaffali e portarli al cornicione della soffitta» (A.C.F., Preunitario, 293, c. 101r; fig. 2), garantendo spazio sufficiente per i decenni a venire: «onde potervi collocare una quantità non indifferente di filze e libri attualmente ammontati sul pavimento, per essere i presenti scaffali tutti affatto ripieni, e per potervi collocare egualmente per un lasso di tempo considerabile tutte le altre successive filze e libri, che di anno in anno anderanno compilandosi» (A.C.F., Preunitario, 293, c. 109v). A seguito dell’aumento degli scaffali, il cancelliere – coadiuvato dagli altri impiegati – sistemò gli atti in serie ordinate e numerate, con una disposizione che permetteva aggiunte future senza alterarne l’ordine.

(A.C.F., Preunitario, 293, c. 101r)
Ogni documento acquisiva una segnatura precisa: un sistema di numeri romani e arabi che ne indicavano l’esatta collocazione negli scaffali. Ciò permise non solo di completare il riordinamento iniziato nel 1820, ma anche di rendere l’Archivio accessibile e consultabile per chiunque ne avesse bisogno.
Un’eredità duratura
L’introduzione della figura dell’archivista a Fiesole rappresenta un tassello fondamentale nella storia della gestione documentaria del Comune. Il suo lavoro contribuì a rendere l’archivio un’istituzione solida e organizzata, fondamentale per la preservazione del passato e per la continuità della memoria storica locale.
Con questo primo articolo della rubrica “Accadeva…”, vogliamo rendere omaggio a chi, nel tempo, ha ricoperto il ruolo di custode della memoria: una figura che, con il suo lavoro silenzioso e meticoloso, ha permesso che tante storie di Fiesole potessero giungere fino a noi. Un pensiero speciale va a Maura Borgioli e Lucia Nadetti, le archiviste che, negli anni più recenti, hanno continuato con competenza e dedizione questo prezioso lavoro, preservando il patrimonio storico fiesolano e contribuendo a renderlo accessibile a tutti.
Valentina Cappellini
Riferimenti bibliografici
Inventario dell’Archivio Preunitario del Comune di Fiesole, a cura di M. Borgioli, Firenze, All’Insegna del Giglio, 1991 (Provincia di Firenze. Biblioteca dell’Assessorato alla Cultura, 12), pp. 6-11.